Un po’ a sorpresa le agenzie di rating internazionali cambiano drasticamente il loro giudizio sul Belpaese e dicono che l’Italia vedrà finalmente la luce della ripresa a partire dal 2013.
Sia Mooy’s che Fitch lo sostengono, aggiungendo però che il prossimo anno sarà quello della svolta a patto che vengano attuate le riforme, altrimenti l’uscita dal tunnel della Grande Crisi si verificherà solo nel 2016.
Una filosofia vagamente cerchiobottistica, nel senso che, dopo aver sparato ad alzo zero sulle nostre possibilità/capacità di rialzare la testa e dopo aver più volte declassato il nostro bilancio, adesso questa (parziale) revisione d’analisi da un lato tiene conto della nostra recuperata credibilità a livello internazionale e dall’altro sconta una sostanziale sfiducia nei riguardi della reale volontà della classe politica italiana di imboccare finalmente la strada delle riforme.
Intendiamoci, Moody’s e Fitch non hanno di certo il dono dell’infallibilità.
Anzi, semmai è vero il contrario.
Tuttavia, caso specifico, individuano una linea di tendenza, o perlomeno una sensazione che sarebbe sbagliato sottovalutare.
Quale?
Quella in base alla quale se nemmeno stavolta saremo capaci di rimettere ordine in casa nostra (la realizzazione delle famose riforme), allora non rimarrà che l’alternativa del commissariamento esterno (come è già successo per la Grecia ed è in procinto di capitare per la Spagna).
Non a caso Mario Monti e Corrado Passera, in occasione del meeting di Comunione e Liberazione di Rimini, hanno ostentato un cauto ottimismo.
Il primo affermando che comincia a intravedere una luce in fondo al tunnel e aggiungendo che si deve a tutti i costi stringere i denti e andare avanti per evitare che i giovani paghino un prezzo troppo salato (rispetto a quello che stanno già pagando) sull’altare della Grande Crisi.
Il secondo precisando che attraverso una collaborazione stretta fra le cosiddette parti sociali sarà possibile migliorare la produttività del sistema-Paese e di conseguenza innescare un autentico processo di crescita.
In entrambi i casi si ravvisa il tentativo di richiamare l’intera “squadra Italia” ad una presa di coscienza della realtà per come essa è e non per come si vorrebbe che fosse, accompagnato dall’auspicio che proseguendo lungo la strada della serietà e del rigore ce la potremo fare.
Esattamente l’opposto di chi ha invece bollato il premier Monti di “vivere nel Paese dei balocchi”.
L’ottimismo della volontà potrà prevalere sul pessimismo della ragione solo se ciascuno di noi, nessuno escluso, farà fino in fondo il proprio dovere.
Senza tentennamenti, senza scuse.
E proprio qui c’è il problema.
Quali saranno le reazioni della classe(casta) politica?
Come al solito il problema sta nel manico.
E’ chi dovrebbe dare l’esempio (vien da ridere anche solo ad immaginarlo) che, di fatto, rappresenta il principale ostacolo da superare (da eliminare?).
Dall’estero arrivano segnali inequivocabili in tal senso (compresi gli ultimi di Moody’s e Fitch): quando Monti se ne sarà andato chi porterà avanti le riforme?
Dopo il “governo dei tecnici” ci sarà quello dei “politici(all’italiana)”?
Nessuno lo dice per questioni diplomatiche, ma tutti lo pensano nelle cancellerie di mezzo mondo (in quelle dell’altra metà si dà per scontato che fra pochi mesi tutto tornerà come prima, in Italia).
Il vero, grande, inossidabile problema dell’Italia sono i suoi politici.
La loro invincibile tendenza gattopardesca ad occupare i posti (le poltrone) di potere, disinteressandosi di tutto il resto.
Qualunquismo di basso conio?
Forse, però come diceva quel tale: “A pensare male si fa peccato, ma ci si azzecca quasi sempre!”.
La variante italiana del motto dell’ordine inglese della Giarrettiera: Honi soit qui mal y pense (fr. ant. "sia svergognato colui che pensa male"): istituito, secondo una tradizione leggendaria, dal re d’Inghilterra Edoardo III in onore della propria amante, la contessa di Salisbury, alla quale durante un ballo era caduta una giarrettiera; il re si precipitò a raccoglierla e rimproverò con tali parole i cortigiani che sorridevano dell’episodio.
Chiaro, no?
Cosa mai ne possono sapere e capire gli inglesi delle delizie del... bunga bunga.